Archivi del mese: Ottobre 2021
L’ischemia cardiaca
Che cos’è la cardiopatia ischemica?
Spesso molti pazienti ci chiedono cosa sia l’ischemia. L’ischemia è un nome generico, che indica la sofferenza di un tessuto biologico a causa dell’insufficente apporto, acutamente o cronicamente, di sangue ben ossigenato. Ischemia Pinerolo.
Quandi si parla di cuore, la cardiopatia ischemica è una patologia caratterizzata dalla presenza di restringimenti, dette stenosi, all’interno delle arterie coronarie. Le arterie coronarie sono i vasi, ovvero dei piccoli tubicini, che portano sangue ossigenato al cuore. Le coronarie sono due, sinistra e destra: la coronaria destra nutre la parte destra del cuore, la coronaria sinistra (che origina con un “tronco comune” che si biforca precocemente dando origine al ramo interventricolare anteriore (o discendente anteriore) e all’arteria circonflessa) nutre l’atrio sinistro e il ventricolo sinistro.

Il restringimento delle arterie coronarie è causato dalla presenza dalle placche aterosclerotiche (grasso, colesterolo, tessuto fibrotico e calcio), che vanno ad ostruire il passaggio del sangue: Quando il fabbisogno di sangue al cuore non è soddisfatto compare l’angina, sintomo caratterizzato da un senso di oppressione al petto, talvolta irradiato anche al collo, alle spalle o al braccio sinistro. Questo sintomo può comparire sotto sforzo, cioè quando il cuore aumenta le sue richieste di sangue, ma anche a riposo, segno questo di una patologia in stadio avanzato e meritevole di attenzione immediata: Se la placca si rompe infatti può dare origine alla formazione di un trombo, cioè un coagulo di sangue, con conseguente occlusione dell’arteria causando l’infarto miocardico. I fattori di rischio più frequentemente responsabili della patologia coronarica sono infatti l’ipercolesterolemia, l’ipertensione arteriosa, il fumo, il diabete, lo stress e la predisposizione familiare.
Per fare diagnosi di stenosi coronarica è necessaria l’esecuzione di una coronarografia con accesso a livello radiale (più raramente femorale) tramite una puntura con una piccola anestesia locale: attraverso l’iniezione di mezzo di contrasto iodato nelle coronarie, si visualizzano direttamente le ostruzioni dovute alle placche. La cura di questa patologia può essere fatta in due modi, con l’angioplastica coronarica o con l’intervento di bypass. La scelta del trattamento ottimale viene normalmete indicata dal cardiologo in base alle caratteristiche delle lesioni coronariche, l’età del paziente e la presenza di altre patologie.
L’angioplastica e l’intervento di bypass non fanno scomparire la malattia, che consiste nella predisposizione alla formazione dei restringimenti: Per questo motivo l’eliminazione dei fattori di rischio correggibili è importantissimo tanto quanto l’attenzione alla terapia medica indicata alla dimissione.
Che cos’è l’intervento di angioplastica coronarica?
L’angioplastica coronarica eseguita dal cardiologo emodinamista è una procedura che prevede la dilatazione della stenosi mediante un palloncino che si gonfia all’interno della coronaria. Successivamente viene posizionata una reticella a forma di piccolo tubicino (chiamata stent) che permette di mantenerla dilatata. Il principale vantaggio è la mini-invasività (viene eseguita tramite una singola puntura e si può essere dimessi in pochi giorni in assenza di complicanze; i principali limiti sono legati al numero di stent necessari per correggere tutti i restringimenti e alla necessità di assumere farmaci antiaggreganti con continuità e regolarità nei mesi successivi all’intervento).
Che cos’è l’intervento di bypass aortocoronarico?
L’intervento di bypass crea una strada alternativa attraverso la quale il sangue ossigenato raggiunge il muscolo cardiaco a valle della stenosi. L’intervento di bypass, effettuato dal cardiochirurgo, può essere realizzato utilizzando diversi tipi di condotti (altre arterie o vene del paziente che vengono deviate per portare il sangue alle arterie coronariche a valle del punto malato) che garantiscono il flusso di sangue al muscolo cardiaco. In alcuni pazienti, come ad esempio quelli più giovani e i pazienti con diabete, i by-pass (talora abbreviati in BPAC o CABG) possono venire preferiti dal cardiologo perchè hanno il massimo rapporto rischi-benefici per il paziente, garantendo risultati duraturi (e senza precludere il successivo trattamento con angioplastica in caso di successiva degenerazione).
Come si svolge l’intervento di bypass aortocoronarico?
L’intervento di bypass aorto-coronarico viene generalmente eseguito mediante una sternotomia mediana longitudinale, anche se nei centri più esperti può essere effettuato, se l’anatomia del paziente è adegauta, in maniera mini-invasiva. Inoltre l’intervento di by-pass può essere fatto in due modi: in circolazione extracorporea (macchina cuore-polmoni), oppure a cuore battente (off-pump). La decisione di come eseguire l’intervento è presa dal cardiochirurgo, in base a diversi fattori tra cui il numero di bypass da eseguire, la gravità dei restingimenti e la loro localizzazione, la capacità di pompa del cuore (indagata con l’ecocardiografia) e la presenza di concomitanti patologie o di controindicazione a fermare il cuore.
I condotti utilizzati per creare una via alternativa al sangue per raggiungere il cuore a valle della stenosi possono essere arteriosi o venosi: quelli arteriosi hanno meno probabilità di andare incontro a ostruzioni nel tempo e hanno quindi una durata nel tempo più favorevole. Il condotto arterioso più utilizzato è l’arteria mammaria, più raramente le arterie radiali che si trovano nel braccio. I condotti venosi (la vena safena della gamba) hanno durata nel tempo inferiore a quelli arteriosi ma sono preferibili per alcuni pazienti o condizioni cliniche.


